Itale glorie by Erminia Irace

Itale glorie by Erminia Irace

autore:Erminia, Irace [Irace, Erminia]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, L'identità italiana
ISBN: 9788815229533
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2011-10-14T22:00:00+00:00


3. Esuli e martiri

Foscolo morì a Londra nel 1827; negli ultimi anni di vita aveva conosciuto alcuni degli esponenti del mondo della cospirazione italiana mandati in esilio dopo il fallimento dei moti del 1821, coi quali tuttavia legò assai poco, giacché essi appartenevano a una generazione che egli sentì distante per interessi e impegno politico. Con le idealità dei patrioti risorgimentali, Foscolo non c’entrava praticamente per nulla. Viceversa, agli occhi dei patrioti, egli rimaneva l’autore dell’Ortis e dei Sepolcri, due testi chiave nella formazione degli uomini del Risorgimento. Essi lessero quegli scritti alla luce dei propri valori, al di là di quello che il loro autore aveva voluto effettivamente esprimere. Ma, opere a parte, contava l’uomo: Foscolo era andato via dall’Italia all’inizio della Restaurazione e, soprattutto, era morto esule.

L’esilio fu una condizione che accomunò molti dei principali esponenti del Risorgimento italiano: Mazzini, Cattaneo, Gioberti, Crispi, tra gli altri, trascorsero una parte importante della loro attività politica in esilio, a seguito di condanne processuali o talora come scelta volontaria. In particolare, dopo la repressione seguita agli eventi rivoluzionari del 1848-49 esularono praticamente tutti i capifila del movimento patriottico, che rappresentavano i più diversi orientamenti ideologici, moderati e repubblicani, unitari e federalisti, laici e cattolici.

L’esilio, una condizione difficile dal punto di vista psicologico ed economico, costituiva altresì una posizione di oggettiva debolezza politica. Gli esuli erano la parte sconfitta, perseguitata dai governi restaurati della penisola; le loro iniziative cospirative ed insurrezionali fallirono o furono represse. Inoltre, essi erano profondamente divisi dai rispettivi indirizzi politici: il movimento patriottico non aveva un progetto comune da perseguire. Perdenti e divisi, gli esuli erano tuttavia accomunati da quella loro condizione e dalla condivisione del medesimo avversario, l’assetto reazionario d’Italia. Ma più di ogni altra cosa, la militanza politica degli esuli riattualizzava un antico e potente mito, quello appunto dell’esilio in sdegno alla patria, l’opposizione portata fino alle estreme conseguenze, la protesta contro il dispotismo che prendeva le forme dell’impegno esistenziale totale, della dedizione illimitata alla causa della rigenerazione nazionale. L’esilio intransigente, senza mezzi termini: l’esperienza che era stata di Dante e la medesima, se letta in termini patriottici, che aveva segnato la vita di Foscolo.

Ma anche da morto Foscolo rimaneva una figura difficile da gestire: politicamente incostante, anticristiano, donnaiolo, non aveva posseduto quelle adamantine qualità morali indispensabili a trasformarlo nell’incorrotto simbolo unificante degli esuli. Non si rintracciavano in lui l’intransigentismo esistenziale e la vita concepita come totale dedizione a un fine supremo che nella cultura italiana costituivano gli archetipi dell’eroe antagonista fin dai tempi di Sarpi e di Galilei.

Tra 1830 e 1860 il mito del Foscolo esule fu al centro di un’ampia polemica condotta a colpi di biografie e di interventi sui periodici letterari. Con il preciso intento di ridimensionare il culto dell’esule scesero in campo gli esponenti del cattolicesimo liberale (Rosmini, Gioberti, Tommaseo), che non di rado contrapposero all’autore dei Sepolcri la figura di Manzoni, la quale però disponeva di un appeal limitato, giacché Manzoni non conduceva l’eroica vita del discacciato dalla patria. Dall’altra parte dello schieramento militarono i democratici e soprattutto i mazziniani.



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